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Scatola800
Torniamo di nuovo in ambiente Stipula, perchè il ritrovamento di una serie limitatissima di penne in ebanite (i Vespri Siciliani) e l’abbinamento di vendita con l’inchiostro Ferrogallico mi ha spinta ad aprofondire la storia e le caratteristiche di questo inchiostro così particolare.
C’è ancora qualcuno che pensa che gli inchiostri siano tutti uguali?

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Un po’ di storia

L’inchiostro Ferro-Gallico è stato l’inchiostro di riferimento dal medioevo sino al 1950 e, se di buona qualità, ha considerevoli doti di durata, resistenza e colorazione.
Anche prima del medioevo, però, la reazione chimica tra tannino e sali di ferro era nota ; ne parlava già Plinio il Vecchio (23/79 d.C.), e alcuni secoli dopo Marziano Capella (V secolo) forniva una formula per la preparazione di un inchiostro, che egli chiamava “gallarum gummeosque commixtio”.
La sua formula base era composta da quattro sostanze: galle di varie piante (le galle sono escrescenze ricche di tannini che si sviluppano su alcuni alberi: galle di quercia, galle di Aleppo, Cinesi, Giapponesi, ghiande, etc. etc.), vetriolo (o solfato di ferro), resina o gomma arabica (ottenuta dalla pianta dell’acacia e che costituisce il “legante” tra carta ed inchiostro) e acqua.

Per modificare le caratteristiche finali dell’inchiostro, aumentando o diminuendo la quantità di acido gallico che si ottiene con la prima bollitura delle galle, sono sempre state usate varie sostanze: birra o vino, aceto o altri acidi, zucchero, miele o resine, per modificare i tempi della fermantazione o aumentare la brillantezza dell’inchiostro.
Quest’inchiostro penetrava profondamente nella carta, ed era quasi indelebile. Per questo fu usato per secoli anche come “inchiostro di sicurezza” a causa della oggettiva difficoltà di eliminarlo totalmente dal supporto scrittorio anche tramite abrasione.

Una curiosa caratteristica delle preparazioni originali, appena fatte, è la loro particolare e chiarissima colorazione al momento dell’uso. Appena applicato, l’inchiostro è così chiaro da essere quasi illeggibile e comincia a scurirsi dopo un paio di secondi, a causa dell’ossigeno atmosferico. Questo costringeva a preparare l’inchiostro con certo anticipo al fine di produrre in esso un parziale annerimento e permettere di leggere agevolmente quanto appena scritto. Però non si poteva nemmeno aspettare troppo ad usarlo, perché l’ossidazione causava dei precipitati che riducevano la qualità dell’inchiostro.
A volte, per ridurre i “precipitati”, venivano aggiunti pigmenti colorati (rossi, blu, anilina, etc.) ed acidi diversi (aceto, acido solforico, ecc); per proteggerlo dal gelo si aggiungeva del brandy (quindi preparazioni alcoliche) come additivo.

inchiostroProveNero

Una volta asciugato, il colore dell’inchiostro si manteneva nero per molti anni; in seguito, avvenuta l’ossidazione di tutto il ferro in eccesso del composto, si verificava un viraggio di colore verso un marrone più o meno scuro.

L’inchiostro Ferrogallico oggi

inchiostroFGpiccIn collaborazione con il Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Firenze, Stipula ha sviluppato una nuova formulazione del Ferro-gallico con assoluto bilanciamento dei componenti chimici, ricca di tutte le caratteristiche tipiche di questo inchiostro (in particolare la sua azione permanente sulla carta e la leggibilità persistente nel tempo), ma al tempo stesso pienamente compatibile con il suo uso nelle stilografiche e il contatto con le loro delicate componenti metalliche, soprattutto il pennino.

L’inchiostro ferrogallico Stipula è prodotto sotto l’alta supervisione degli scienziati dell’Università degli Studi di Firenze con materiali di purezza superiore al 99% e con reagenti perfettamente congruenti.

Il Ferrogallico Stipula rappresenta per questo un inchiostro moderno di qualità superiore.

L’offerta di Natale Stipula

Scatola800Nei magazzini di Stipula sono stati trovati alcuni esemplari di una serie inedita, progettata più di 10 anni fa: i Vespri Siciliani, in pochissimi esemplari per ogni tipo (2 o 3, massimo 5), realizzate in ebanite.
Ogni penna è confezionata in una bella scatola rossa con un flacone d’inchiostro Ferrogallico Stipula, ed è un’offerta da cogliere al volo (letteralmente, visti i pochissimi pezzi esistenti, e il prezzo scontato).

L’ebanite è un materiale duro, ma fragile; resiste agli acidi, ma si ammorbidisce se surriscaldato. E’ stato inventato a metà dell’ottocento, composto da una miscela di gomme naturali, zolfo e altre sostanze minerali e organiche, e molto utilizzato nelle prime penne stilografiche. Può essere tinta unita, o striata, di solito miscelata col nero. Attualmente l’ebanite viene ancora utilizzata per strumenti musicali, bocchini per pipa o per sax, e penne stilografiche di pregio.

Le penne Vespri Siciliani sono snelle e di misura regolare, tutte in ebanite in diversi colori, a cui sono stati dati nomi evocativi di una regione, la Sicilia, affascinante e soleggiata, dalla natura selvaggia, dai vulcani alle correnti marine ai monti aspri e ventosi.

 

Scilla e Cariddi
I due mostri marini a guardia dello stretto di Messina, in ebanite verde/nera e blu/nera:

Scilla

Cariddi

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Etna
in ebanite nerissima come la lava basaltica che ricopre il vulcano attivo più famoso della Sicilia:

Vespri Etna

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Stromboli
il vulcano attivo dell’omonima isola nell’arcipelago delle Eolie, che erutta fiamme e lapilli dal nero delle bocche vulcaniche

Stromboli

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Valle del Bove, alle pendici dell’Etna, una distesa lavica nera, deserta: rocce nere illuminate solo dal fuoco del vulcano

Vespri Valle del Bove

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Ortigia, l’isoletta collegata alla terraferma di fronte a Siracusa

Vespri Ortigia

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Girgenti, l’antico nome di Agrigento, nei colori della pietra locale, giallo-oro-beige

Vespri Girgenti

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Capo Passero
il punto più meridionale dell’isola, dove i due mari si incontrano in un gioco di correnti

Vespri Capo Passero

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Modica
e la delizia del cioccolato dalle mille varianti, tra le architetture barocche

Vespri Modica

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Le finiture sono in argento massiccio (clip, anellini, fascetta, ecc). Il pennino 5mm è in oro 14 kt, in un amplissimo range di punte: dall’UltraFine e Extrafine, ai normali Fine Medio e Broad, per finire con due Stub: 0.9 e 1.1.

Pulizia della penna dall’inchiostro

Prima di inchiostrare una stilografica (specialmente quando è in uso un inchiostro ferrogallico) essa deve essere accuratamente lavata. Gli inchiostri possono infatti interagire tra loro, dando luogo alla formazione di sedimenti difficili da rimuovere.
Ecco alcuni metodi di pulizia.

  • Smontare la penna stilografica e lavarla sotto l’acqua corrente o meglio ancora in un pulitore ad ultrasuoni con un po’ di detersivo, rimontandola dopo che le parti si sono asciugate.

oppure

  • Risciacquare la penna stilografica con acqua e detergente, procedendo in questo modo: riempire la penna con acqua e detergente; quindi lasciare la penna con il pennino in contatto con del tessuto o altro materiale assorbente, in modo che il liquido con detergente contenuto all’interno scorra lentamente attraverso tutta la penna. Al termine dell’operazione risciacquare la penna con acqua pulita per un paio di volte.

Eventuali altri metodi che si basino su un semplice risciacquo della penna stilografica, non sono altrettanto efficaci. Infatti anche se dopo il risciacquo può sembrare che la penna sia pulita, in effetti i canali di alimentazione conterranno ancora residui di inchiostro. È possibile controllare la completa pulizia riempiendo la penna con acqua e lasciandola a riposo per un giorno, in tal caso infatti l’acqua contenuta nel serbatoio dovrà risultare del tutto incolore.

Cambiare inchiostro nella penna stilografica senza lavaggio non è raccomandato. Inchiostri diversi hanno proprietà diverse, e le miscele di inchiostri potrebbero non essere compatibili tra loro, con la conseguente formazione di precipitati difficili da rimuovere.

Come sciacquare la penna

Per risciacquare la penna si può utilizzare acqua addizionata con detersivo per piatti (almeno 2-3 ml di liquido per le stoviglie in 10-15 ml di acqua). Questa soluzione ha una tensione superficiale molto bassa e penetra facilmente in tutti i più piccoli angoli e fessure della penna stilografica. Risciacquare la penna con questa miscela più volte, poi lasciare la penna per alcuni minuti e poi risciacquare, finché non c’è più traccia di detersivo nella penna.

Se il risciacquo con una soluzione di detersivo non ha dato risultati soddisfacenti, aggiungere all’acqua acido ascorbico (che può ad esempio venire ricavato da compresse di vitamina C frantumate) e risciacquare la penna con questa soluzione più volte: in questo modo dovrebbero rimuoversi eventuali residui molto tenaci di inchiostro (anche di tipo ferrogallico) dalla stilografica.

Quindi…

Passare all’inchiostro ferrogallico non è solo questione di estetica, sofisticazione, e diletto: con le sue proprietà di ossidazione e la permanenza del tratto, è una scelta sicura per l’uso quotidiano, oggi come lo era in passato.
In combinazione con una delle penne Vespri Siciliani di Stipula, non c’è regalo di Natale più azzeccato!

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Susanna Buffo
Giardino Italiano

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